GENOVA. 7 GEN. Se, per tragica ipotesi, un bel giorno impazzissero tutti i sistemi di regolazione del traffico di un qualunque insediamento urbano, l’istinto selvaggio ritornerebbe in fretta ad impadronirsi del civile cittadino, facendolo regredire da una condizione illusoriamente evoluta ad una condizione da albori dell’umanità.

E’ sufficiente ipotizzare tale scenario trovandosi semplicemente impantanati in uno dei soliti ingorghi da ora di punta.

Sempre stazionando sul confine dell’ironia, questo possibile re-imbarbarimento la dice lunga sulla tenuta etico-psicologica, individuale e collettiva, di una moltitudine umana ipertecnologica ed iperveicolarizzata.

E’ quindi facile comprendere, attraverso tale irriverente ipotesi, la tragica indispensabilità delle “regole” nel buon agire quotidiano; la sudditanza nei confronti delle imposizioni e degli obblighi; nonché l’immediata regressione civica osservabile quando l’uomo viene svincolato dai condizionamenti normativi e, soprattutto, dai rischi di conseguenti sanzioni.

E’ perciò difficile (tuttavia possibile) sostenere tout court il solido radicamento della ragione nel contesto quotidiano quando l’inveramento dell’ ipotesi barbarica sopra ipotizzata pare già elemento sufficiente a far regredire un senso civico rabberciato alla bell’e meglio.

In tale circostanza, l’uomo manifesta modalità di reazione simili ad un elastico, laddove, cessata la forza impressa che ne aveva allungato l’estensione, esso torna sempre alla sua dimensione originaria (v. prec. “La teoria dell’elastico”). (nell’immagine: Gli Antenati, i Flinstones con la loro mitica auto).

Massimiliano Barbin Bertorelli

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